Il prick test è il test diagnostico maggiormente
utilizzato nella pratica allergologica. Le ragioni di
questo largo impiego si possono facilmente identificare
nella elevata efficienza o accuratezza, semplicità
di esecuzione e di interpretazione, scarsa invasività,
ridottissimo rischio di effetti collaterali della metodica
e costi modesti sia per il materiale allergenico che per
la esecuzione.
Tutte queste caratteristiche hanno però portato,
talvolta, ad una banalizzazione del prick test, e ad un
uso ed interpretazione superficiali ed improprie dei risultati
che si ottengono dalla sua esecuzione. E' quindi opportuno
tenere in dovuta considerazione tutti gli elementi che
possono in qualche modo avere influenza sul test, in modo
da poterne leggere ed interpretare i risultati con il
necessario senso critico.
L'esposizione che segue non ha ovviamente la pretesa di
esaurire l'argomento, ma solo di richiamare alcuni concetti
generali e di portare l'attenzione su alcuni punti di
particolare interesse o di importanza critica nella esecuzione
del prick test e nella interpretazione dei risultati che
ne derivano.
Si ricorda che il prick test può essere usato,
oltre che per la diagnostica, anche per altri scopi, quali
la standardizzazione degli allergeni e la valutazione
della variazione nel tempo della reattività cutanea
agli allergeni, ad esempio in corso di ITS. Questi argomenti
esulano dallo scopo di questa esposizione e non saranno
quindi qui trattati.
SENSIBILITA' E SPECIFICITA' DEL PRICK TEST
VP
- Veri positivi soggetti positivi al test e clinicamente
malati
FP - Falsi positivi soggetti positivi al test ma clinicamente
sani
VN - Veri negativi soggetti negativi al test e clinicamente
sani
FN - Falsi negativi soggetti negativi al test ma clinicamente
malati
Sensibilità di un test diagnostico VP/(VP+FN) x
100
Specificità di un test diagnostico VN/(VN-FP) x
100
In altri termini, la sensibilità sarà
tanto più alta quanto minore sarà il numero
di falsi negativi, mentre la specificità sarà
tanto più alta quanto minore sarà il numero
dei falsi positivi. L'ideale sarebbe ovviamente la situazione
in cui si avesse il 100% sia per la specificità
che per la sensibilità. Ciò non è
sfortunatamente possibile, perché i due parametri
sono in certo modo contrapposti: nel caso della diagnostica
allergologica, l'aumento della sensibilità porta
ad un aumento della potenza del diagnostico (allo scopo
di ridurre il numero dei falsi negativi), mentre l'aumento
della specificità comporta una diminuzione della
potenza (per ridurre il numero dei falsi positivi).
L'accuratezza o efficienza del diagnostico (massimo numero
di veri positivi con minimo numero di falsi positivi)
risulta quindi da un preciso e ottimale bilanciamento
tra sensibilità e specificità. Una adeguata
accuratezza non è pertanto un fatto casuale ma
può essere ottenuta e garantita solo con diagnostici
che siano stati standardizzati biologicamente attraverso
una metodica valida.
L'accuratezza complessiva del test diagnostico dipende
in larga parte dal materiale (estratto diagnostico) utilizzato,
ma è notevolmente influenzata anche dalla procedura
posta in atto. E' quindi raccomandabile eseguire ed interpretare
i test secondo un metodo standardizzato che deve essere
applicato in modo puntuale.
DISPOSITIVI MEDICI PER LA ESECUZIONE DEL PRICK TEST
La esecuzione di un test diagnostico allergologico
cutaneo comporta la penetrazione attraverso la cute, mediante
una piccole lesione superficiale, di una quantità
di allergene adeguata a provocare una risposta specifica
misurabile. Qualunque oggetto capace di indurre tale piccola
lesione cutanea è teoricamente utilizzabile per
il prick test. In realtà, dato che dalla estensione
e profondità della lesione dipende la quantità
di allergene che penetra, e che questa a sua volta determina
l'entità della risposta, il risultato del test
dipenderà dal tipo di oggetto impiegato e dal modo
in cui esso è utilizzato.
La pratica ha ormai consolidato l'uso dei dispositivi
monouso in materiale metallico o plastico, dotati di una
punta di dimensioni comprese tra 1 e 1.5 mm e disegnati
in modo tale da impedire una penetrazione eccessiva. Per
i dispositivi in materiale plastico la punta è
infatti posta al centro di un piano, mentre per i dispositivi
costituiti da una lamina in materiale metallico la punta
è posta tra due "spalle" laterali.
CONTROINDICAZIONI ALLA ESECUZIONE DEL TEST
Il prick test non può essere eseguito o correttamente
interpretato nei seguenti casi:
· pazienti con dermografismo
· pazienti con lesioni cutanee (eczema, ecc) nella
zona in cui dovrebbe essere praticato il test
· pazienti sotto l'effetto di farmaci capaci di
alterare la risposta (terfenadina, oxatomide, cetirizina,
loratadina, clorfeniramina e chetotifene, fino ad 1 settimana
dall'ultima assunzione; astemizolo, fino a 40 giorni;
steroidi sistemici se assunti per almeno 1 settimana a
dose piena od in preparazioni retard, fino a 2-3 settimane
dell'ultima assunzione).
ZONA CUTANEA IN CUI ESEGUIRE IL TEST
Il test si esegue solitamente sulla parte volare dell'avambraccio,
iniziando non prima di 5 cm dal polso e fino a non oltre
3 cm dalla fossa antecubitale.
La reattività delle zone escluse è diversa
rispetto a quella della indicata come adatta, e renderebbe
quindi difficile la interpretazione e comparazione dei
risultati.
E' possibile eseguire il prick anche sul dorso o nella
parte interna della coscia, tenendo però presente
che la interpretazione dei risultati deve seguire parametri
diversi da quelli dati per il braccio, poiché la
reattività di queste zone è differente.
ALLERGENI DA UTILIZZARE
Come già indicato in precedenza, per una diagnosi
affidabile è necessario innanzitutto utilizzare
allergeni standardizzati biologicamente secondo metodiche
validità.
Il numero e la natura degli allergeni da impiegare può
essere diverso in funzione dell'anamnesi e della realtà
locale. E' consigliabile iniziare la diagnosi con un panel
standard di allergeni comprende: un mix dei due Acari
maggiori; un mix di Graminacee; Paritaria; un mix Betulla/Nocciolo/Ontano;
Olivo; Gatto; Alternaria. Questo panel dovrebbe essere
integrato con allergeni che, in base all'esperienza, hanno
rilevanza a livello locale o sono giustificati in base
a particolari condizioni di esposizione professionale
del soggetto (acari minori, macinati di cereali, ecc.)
Successivamente, ed in mancanza di riscontri nella prima
serie di prove, potranno essere provati allergeni di minore
rilevanza clinica ma che potrebbero essere comunque responsabili
della patologia (Cipresso, Ambrosia, Salsola, Chenopodio,
ecc.).
ESECUZIONE DEL TEST
La pelle della zona scelta non dovrebbe essere pretrattata
in alcun modo. L'uso di disinfettanti, sia per l'azione
disinfettante e disidratante (alcool, etere) che per l'azione
meccanica di sfregamento della cute, può infatti
alterare la reattività e quindi il risultato. L'uso
di creme, anche di tipo cosmetico, da parte del paziente,
può alterare a sua volta il risultato, modificando
permeabilità e stato di idratazione della cute
e la resistenza di quest'ultima alla penetrazione sia
della punta del dispositivo che della soluzione allergenica.
Il test si esegue ponendo una goccia di estratto allergenico
sulla cute e pungendo perpendicolarmente la stessa, attraverso
la goccia di estratto, con il dispositivo prescelto.
La penetrazione della punta si deve realizzare con una
spinta moderata dell'indice, mantenuta per circa 3 secondi,
senza muovere o ruotare il dispositivo stesso.
E' necessario usare un dispositivo diverso per ciascun
allergene, per evitarte ilo mescolamento dei diversi estratti
in prova. Nel caso si verificasse sanguinamento, il test
deve essere ripetuto in un altro punto. La distanza minima
tra un test e l'altro deve essere di almeno 2.5 cm, per
evitare che il risultato positivo di un test possa influenzare
l'esito del test vicino (riflesso massonico).
Eseguita la puntura con il dispositivo, la soluzione allergenica
può essere rimossa con un adeguato mezzo assorbente
(cotone, garza, carta), evitando di mescolare tra loro
le varie soluzioni.
CONTROLLO NEGATIVO E POSITIVO
La esecuzione di ogni gruppo di test con allergeni deve
essere accompagnata dalla esecuzione in parallelo di un
controllo negativo (costituito dal diluente dell'estratto
allergenico, solitamente fisiologica glicerinata) e di
un controllo positivo (istamina 10 mg/ml in soluzione
fisiologica glicerinata). Questi test permettono di verificare
che il paziente non soffre di dermografismo (risposta
nulla o puntiforme la controllo negativo) e risponde normalmente
all'istamina (assenza di interferenza negativa da parte
di farmaci o di altre condizioni che comportano iporeattività).
In caso di risposte diverse dall'atteso ai controlli,
si dovrà riesaminare accuratamente la situazione
del paziente ed eventualmente ricorrere ad altre metodiche
diagnostiche.
TECNICHE PARTICOLARI: PRICK BY PRICK
E' una tecnica usata in particolare per allergeni alimentari,
nei casi, purtroppo numerosi, nei quali non siano disponibili
estratti commerciali di adeguata affidabilità.
La procedura comporta una puntura, con il dispositivo
scelto, dapprima dell'alimento e quindi della cute del
paziente, secondo le modalità già indicate.
LETTURA DEI RISULTATI
La lettura delle risposte ai prick test deve essere
effettuata:
· per l'Istamina, dopo 5 minuti dall'esecuzione;
· per gli Allergeni, dopo 15 minuti dalla esecuzione;
prendendo in considerazione la dimensione del ponfo (media
tra diametro maggiore e diametro minore) e la eventuale
presenza di pseudopodi.
INTERPRETAZIONE DEI RISULTATI
Secondo i documenti internazionali, la risposta ad un allergene
è giudicata positiva quando il pomfo relativo ha un
diametro di almeno 3 mm (pari ad una area di 7 mm²),
senza alcun riferimento alla dimensione della risposta all'istamina.
Quest'ultima funge solo da controllo positivo e non riveste
alcuna funzione di termine di paragone.
In assenza di criteri univoci, validi ed universalmente accettati
per giudicare l'entità della positività, è
consigliabile indicare la stessa semplicemente mediante il
diametro del pomfo, registrando anche l'eventuale presenza
di pseudopodi.
Qualora più di un allergene risultasse positivo, in
base al criterio indicato, la dimensione relativa del pomfo
ottenuto con ciascun diagnostico è correlabile ad una
diversa importanza della sensibilizzazione all'allergene in
causa solo qualora siano stati utilizzati diagnostici standardizzati.
Le diverse positività dovranno poi comunque essere
valutate in relazione all'anamnesi del paziente per valutare
la rilevanza clinica di ciascuna di esse.
E' possibile una registrazione permanente dei risultati del
prick test, per documentazione e per successivo confronto.
Il metodo è di semplice esecuzione e consiste nei seguenti
passi:
· si delinea il contorno del pomfo con una penna a
sfera a punta sottile;
· si applica sulla zona con la traccia a penna, con
leggera pressione, un pezzo di nastro adesivo trasparente;
· si trasferisce il nastro adesivo su carta (ad esempio
la scheda paziente), indicando accanto a ciascun pomfo l'allergene
relativo e le altre informazioni rilevanti.
CONCORDANZA TRA PRICK TEST E TEST IN VITRO
Si ha di regola una corrispondenza dell'ordine dell'80-90%
tra prick test e test in vitro. Per estratti allergenici che
contengono una quota rilevante di carboidrati (Cipresso, Micofiti),
tale valore si abbassa notevolmente, presumibilmente a causa
di problemi tecnici che la tecnica in vitro presenta rispetto
a sostanze di natura prevalentemente proteica. Utilizzando
estratti standardizzati, validi e correttamente conservati
ed eseguendo il prick con tecnica appropriata, il risultato
del test in vivo è generalmente da ritenere più
affidabile del test in vitro. Eventuali discordanze dovranno
comunque essere valutate accuratamente.
SITUAZIONI E CONDIZIONI DI INTERFERENZA CON IL RISULTATO
E LA RIPRODUCIBILITA' DEL PRICK TEST
Sono numerose le situazioni e condizioni che possono influenzare
il risultato del prick test ed interferire quindi con la sua
interpretazione. Oltre al ruolo critico dell'estratto diagnostico
utilizzato, del tipo di dispositivo e relativa tecnica di
utilizzo, zona del corpo scelta per la esecuzione del test,
è opportuno tenere in debito conto anche le seguenti
variabili:
· età dei pazienti: il prick test è ritenuto
poco riproducibile e difficilmente interpretabile in genere
sotto i 3 anni di età; è stato inoltre dimostrato
che esiste un progressivo aumento della risposta cutanea sia
agli allergeni che all'istamina, a partire dai 3 anni fino
all'età di circa 30 anni, seguito da un declino in
età più avanzata.
· immunoterapia specifica: la ITS, soprattutto per
via iniettiva, determina una graduale diminuzione della risposta
cutanea all'allergene per il quale è stata eseguita
la ITS stessa.
· studi recenti hanno mostrato che la reattività
all'istamina (e quindi, presumibilmente, agli allergeni),
a parità di fascia di età, è diversa
nella popolazione generale di aree geografiche diverse, presumibilmente
in relazione con situazioni ambientali, sociali ed alimentari
diverse.
EFFETTI COLLATERALI
Nel corso di esecuzione di test cutanei, anche se con scarsa
frequenza, sono possibili reazioni indesiderate locali, d'organo
o sistemiche, queste ultime peraltro eccezionali.
L'evenienza di queste possibili reazioni rende necessaria
l'esecuzione di test da parte dello specialista allergologo
o sotto la sua stretta sorveglianza con immediata disponibilità
degli opportuni presidi terapeutici di pronto soccorso (Diagnostica
delle allergopatie, Memorandum SIAIC, 1992).
Le reazioni sistemiche in corso di test cutanei sono principalmente
dovute ai test di allergia a farmaci, antibiotici in particolare,
mentre per i prick test con allergeni inalanti esse sono in
realtà rarissime.
E' comunque opportuno, sia per la tutela dell'ammalato che
dell'operatore sanitario, dare piena osservanza alla raccomandazione
circa la disponibilità dei presidi terapeutici di pronto
soccorso.
VALIDITA' E CONSERVAZIONE DEGLI ALLERGENI PER PRICK TEST
In funzione dell'allergene, i prick test hanno in generale
una validità compresa tra 24 e 36 mesi. La validità
e le condizioni di conservazione sono indicate in etichetta.
E' raccomandabile l'osservanza della disposizione relativa
alle condizioni di conservazione (temperatura intorno a 4°C)
poiché, malgrado la glicerina presente abbia un notevole
effetto stabilizzante sugli allergeni, l'esposizione per tempi
prolungati a temperature elevate ha un effetto inattivante
sulla maggior parte degli allergeni. |